THE BUDDHIST VIEW OF INTERDEPENDENCE
IN THE CONTEMPORARY WORLD

EAST DIALOGUES WITH WEST

PHILOSOPHY AND QUANTUM PHYSICS | MEDICINE AND PSYCHOLOGY | ENVIRONMENT | EDUCATION | ECONOMY

THE BUDDHIST VIEW OF INTERDEPENDENCE IN THE CONTEMPORARY WORLD EAST DIALOGUES WITH WEST

PHILOSOPHY AND QUANTUM PHYSICS | MEDICINE AND PSYCHOLOGY | ENVIRONMENT | EDUCATION | ECONOMY

L’interdipendenza, principio secondo il quale siamo tutti connessi, sarà al centro di un confronto tra grandi maestri della filosofia buddhista ed esperti occidentali di diverse discipline, che si alterneranno in speciali incontri webinar organizzati da ASIA e dal Centro di Studi sul Buddhismo dell’Università di Napoli “L’Orientale”.

Una grande opportunità per un approfondimento in chiave scientifica, etica e filosofica, ambientale, educativa ed economica di un concetto sempre più diffuso e dibattuto, anche alla luce dei recenti eventi che hanno stravolto le nostre vite, in ogni angolo della terra.

Dal 19 al 28 marzo cinque appuntamenti, di 1h e 30 ciascuno, durante i quali si affronterà la questione da molteplici prospettive, svelando le interconnessioni che regolano l’universo, la mente, il corpo, la natura e la società.

La rassegna si inserisce nel progetto di educazione alla Cittadinanza Globale Distinti Ma Non Distanti, promosso da ASIA e finanziato da AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Il progetto mira a promuovere alcuni valori universali come l’empatia, l’interdipendenza e la nonviolenza per favorire l’uguaglianza e l’interazione tra popoli, in un intreccio sempre più stretto tra locale, nazionale e globale, sul quale, come individui e come collettività, possiamo incidere in maniera consapevole, ognuno con le proprie specificità.

PROGRAMMA

THE BUDDHIST VIEW OF INTERDEPENDENCE
IN THE CONTEMPORARY WORLD

EAST DIALOGUES WITH WEST

Le lingue parlate durante i seminari sono l'italiano e l'inglese (vi sarà una traduzione simultanea)
RELATORI
Giacomella Orofino
HOST

Giacomella Orofino

Professore ordinario di Lingua e letteratura tibetana e di Civiltà e religioni indotibetane presso l’Università di Napoli “L’Orientale”. E’ Presidente del Centro di Studi sul Buddhismo dell’Università Orientale e dell’Associazione Italiana di Studi Tibetani Himalayani e Mongoli (AISTHiM). E’ autrice di numerosi studi sulla letteratura religiosa e sulla storia culturale del Tibet. Per un elenco delle pubblicazioni si veda: https://unior.academia.edu/GIACOMELLAOROFINO

Geshe Dorji Damdul

Geshe Dorji Damdul

Ven Geshe Dorji Damdul è attualmente direttore della Tibet House di Nuova Delhi, centro culturale di Sua Santità il Dalai Lama. Nel 1988 Geshe Dorji Damdul è entrato nell’Istituto di Dialettica Buddhista, Dharamsala, per studiare logica, filosofia ed epistemologia buddhista.

Dopo 15 anni di studi in filosofia buddhista, nel 2002 ha conseguito il titolo di Geshe Lharampa (Ph.D.) presso l’Università Monastica Drepung Loseling. Ha frequentato il Gyudmed Tantric College per condurre un anno di studi tantrici.

Dopo aver frequentato l’Università di Cambridge in Inghilterra, per studiare la lingua inglese in maniera approfondita, è stato nominato nel 2005 traduttore ufficiale di S.S. il Dalai Lama, servendo per molti anni e traducendo molti testi dal tibetano, come “Mulamadyamikakarika” di Arya Nagarjuna (Saggezza fondamentale della Via del Mezzo), “Bodhicaryavatara” (Capitolo della Saggezza) di Acharya Shantideva.

Nel 2011 è stato nominato direttore della Tibet House, Centro Culturale di S.S. il Dalai Lama, New Delhi.

Nel 2008 negli Stati Uniti ha lavorato con il Prof. Paul Ekman, psicologo di fama mondiale e pioniere nella scienza delle micro-espressioni facciali, sul libro di S.S. il Dalai Lama “Emotional Awareness” di cui il Dr. Paul Ekman della University of California Medical School è coautore.

Sua Santità il Dalai Lama gli ha assegnato anche il progetto di un libro di testo su Scienza e Filosofia Buddhista, che è divenuto uno dei testi di riferimento nei centri e negli istituti di tutto il mondo dedicati allo studio approfondito della filosofia buddhista, la metafisica, l’epistemologia e la scienza.

È stato incaricato, insieme a pochi altri studiosi, di lavorare al libro di S.S. il Dalai Lama “Etica per il Nuovo Millennio – Parte II”, poi uscito con il titolo “Oltre la Religione”, e alla serie di libri “Arte della Felicità” che sono stati scritti congiuntamente da S.S. il Dalai Lama e dal Prof. Howard Cutler. Allo stesso tempo è attivamente impegnato in lavori di editing critico su altri libri di S.S. il Dalai Lama come “The Graded Path”.

Ha collaborato come editore della rivista Dreloma, alla Drepung Loseling Library, e come redattore della rivista Lhaksam Tsekpa, pubblicata dall’Istituto di Studi Buddhisti. E’ autore di molti importanti contributi per conferenze nazionali e internazionali tenute dall’Università di Delhi su argomenti come “Il paradosso del cervello e della mente” e “La realtà ultima secondo Arya Nagarjuna”.

È in procinto di scrivere due importanti libri, uno su “Viaggio nel paradosso del cervello e della mente” e l’altro “What Constitutes the Ultimate Reality: The Effects of Understanding the Ultimate Reality”.

Nel 2004 – 05, per due anni, è stato assegnato come docente di filosofia per il programma di studio all’estero della Emory University che si teneva a Dharamsala, India dal 2001.
Nel 2008, è stato nominato Visiting Fellow all’Università di Delhi.

Nel 2011, l’Indira Gandhi National Open University lo ha reclutato come uno dei principali consulenti esperti per progettare i programmi per i corsi di laurea e laurea magistrale in studi tibetani come parte del programma dell’Indira Gandhi National Open University (IGNOU).
Tiene regolarmente conferenze nella Tibet House e in molti altri luoghi come università e istituti. Viaggia molto in India e all’estero, come Mumbai, USA, Regno Unito e Singapore per insegnare la filosofia buddhista, la psicologia, la logica e la pratica.

ABSTRACT

CHE COSA È L’INTERDIPENDENZA SECONDO LA FILOSOFIA BUDDHISTA? Quando si guarda attraverso un microscopio si vedono dei semplici atomi che si muovono in modo meccanico secondo i principi dell’entropia. Così come quando si guarda una foresta da lontano non si vedono i singoli alberi, ma quando man mano ci si avvicina li si distinguono precisamente, allo stesso modo, gli atomi sono gli unici elementi che esistono a quel livello microscopico. Se però si osserva con un’altra lente la fisiologia e l’anatomia della forma umana, si vedono distintamente i meccanismi complessi attraverso i quali agiscono. Ancor più sorprendentemente, la mente opera attraverso il meccanismo sofisticato del libero arbitrio, che agisce in modo opposto al funzionamento meccanico degli atomi. Ciò che la scienza moderna definisce proprietà o caratteristica emergente è ciò che il Buddha ha definito come nobile verità della verità convenzionale, o relativa, che nasce dall’interdipendenza di molteplici fattori. Questa rete di fattori prende la forma del mondo così come lo percepiamo.

E’ la materia stessa dell’interdipendenza che lascia spazio alla relazione e al gioco fra i vari fattori, dando origine al micro e macro mondo infinitamente dettagliati e diversificati. Alla base di questo sistema immenso e coerente del cosmo, così come di quello dell’anatomia umana, o del riscaldamento globale, o del risanamento dell’ambiente dall’inquinamento durante il Covid – 19, dovuto al rallentamento delle attività umane, delle fabbriche e così via, ci sono solo un numero infinito di atomi che operano meccanicamente. Questi atomi non si riconoscono tra di loro, né sono consapevoli del fatto che i loro elettroni girano attorno al loro nucleo seguendo una specifica traccia atomica, figuriamoci se possono essere consapevoli di questo grande e magico gioco del mondo che opera in grande coerenza!

Il Buddha parla molto chiaramente di questo fenomeno misterioso nella Sutra del Cuore: “La forma è vuota; il vuoto è forma”. Mentre la teoria della relatività e la teoria della meccanica quantistica sfidano gli scienziati a spiegare la compatibilità fra le due, il Buddha scoprì il macro mondo della funzionalità e il micro mondo del vuoto come due variabili reciprocamente intrecciate la cui esistenza dipende l’una dall’emergere dell’altra.

Nel mondo contemporaneo, la realtà dell’interdipendenza è testimoniata in modo ancora più marcato. L’esempio più immediato ci è stato fornito dal minuscolo virus Covid – 19, che ha avuto origine in un luogo sconosciuto di Wuhan e che è riuscito a bloccare il mondo intero, la sua economia, le scuole, le università, gli incontri familiari, i viaggi, il turismo e così via. È un campanello d’allarme per i cittadini del mondo e, più precisamente, per i leader mondiali, affinché prendano coscienza che l’interdipendenza è una realtà e che agiscano di conseguenza, in armonia con il mondo intero, invece di privilegiare solo gli interessi locali. Tenere in considerazione e prestare attenzione alla natura interdipendente della realtà, come insegnato dal Buddha Shakyamuni, può essere molto importante per salvare il mondo da inutili disastri causati dall’uomo che creano tanto dolore ai cittadini di tutto il mondo.

Giuseppe Vitiello

Giuseppe Vitiello

Giuseppe Vitiello è professore onorario di Fisica Teorica all’Università di Salerno ed è stato ricercatore associato dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) dal 1983 al 2018.

Ha svolto un dottorato di ricerca in Fisica all’Università del Wisconsin, Milwaukee, nel 1974. Svolge attività di ricerca sulle particelle elementari, fisica dello stato solido, sistemi biologici e studi sul cervello. E’ autore di circa 250 articoli e del testo My Double unveiled, John Benjamins Publ. Co., Amsterdam, 2001. Ha scritto con M. Blasone e P. Jizba il testo Quantum Field Theory and its macroscopic manifestations, Imperial College Press, Londra 2011, con H. Umezawa il testo Quantum Mechanics, Bibliopolis, Napoli 1985 (tradotto in giapponese nel 2005), e ha curato con Gordon G. Globus e Karl H. Pribram il volume Brain and Being. At the boundary between science, philosophy, language and arts, John Benjamins Publ. Co., Amsterdam, 2004. Collabora dal 2009 con Luc Montagnier, Premio Nobel 2008, UNESCO, Parigi, in ricerche sul DNA di virus e batteri ed ha collaborato dal 2003 al 2016 con Walter J. Freeman, Berkeley, California, in ricerche di neuroscienze.

 

Per un elenco di pubblicazioni vedere:

http://scholar.google.com
http://arxiv.org
http://inspirehep.net

ABSTRACT

Studio dell’interdipendenza cervello-mente in termini della teoria dei campi quantistici. L’attività cerebrale e la coscienza sono discusse nell’ambito del modello quantistico dissipativo del cervello [1-3]. Attraverso processi di ripetute “prove ed errori” (trial and error), il cervello costruisce in se stesso, con la sua attività mentale, una comprensione del suo ambiente, che è descritto come il suo Doppio [1,2]. La relazione cervello-mente è quindi la relazione tra il sé e il suo Doppio. Nella loro risultante interdipendenza (entanglement) è insito il significato dei flussi di informazioni scambiati durante le loro interazioni. L’atto di coscienza risiede in tale dialogo del sé con il suo Doppio [1-4]. Il costante tentativo di raggiungere l’equilibrio in questo dialogo mostra che il vero obiettivo perseguito dall’attività cervello-mente è l’esperienza estetica, il perfetto “essere-al-mondo” [5,6]. La “risposta attiva”, reciproca, tra il sé e il mondo implica responsabilità e quindi diventa risposta morale, etica attraverso la quale il sé e il suo Doppio diventano parte del più ampio dialogo sociale. Il piacere estetico implica inevitabilmente rivelazione, il manifestare “segni”, comunicazione. Sorge quindi un livello di coscienza interpersonale e collettivo, uno stadio più ampio in cui gli attori sono reciprocamente dipendenti, gli uni semplicemente inesistenti senza gli altri. Qualsiasi ostacolo, o impedimento accidentale o intenzionalmente pianificato con una specifica finalità (come l’aumento della produttività nel lavoro in fabbrica, la necessità di controllo di un gruppo di persone, l’indurre falsi bisogni come con la pubblicità, ecc.) produce uno sbilanciamento dei flussi tra il sé e il suo Doppio, che si manifesta come stress, patologia personale e sociale, negazione della dimensione estetica.

 

[1] G. Vitiello, Dissipation and memory capacity in the quantum brain model, Int. J. Mod. Phys. B 9, 973 (1995)
[2] G. Vitiello, My Double Unveiled. Amsterdam: John Benjamins, 2001
[3] W. J. Freeman and G. Vitiello, Nonlinear brain dynamics as macroscopic manifestation of underlying
many-body dynamics, Phys. of Life Reviews 3, 93 (2006)
[4] W. J. Freeman and G. Vitiello, Matter and mind are entangled in two streams of images guiding behavior
and informing the subject through awareness, Mind & Matter 14(1), 7 (2016)
[5] G. Vitiello, The aesthetic experience as a characteristic feature of brain dynamics, Aistesis 1, 71 (2015), http://www.fupress.net/index.php/aisthesis/article/view/16207 

[6] F. Desideri, Origine dell’estetico. Dalle emozioni al giudizio, Carocci editore, Le Frecce, Roma 2018. 

Phuntsog Wangmo

Phuntsog Wangmo

Phuntsog Wangmo è una praticante di Medicina Tradizionale Tibetana, con oltre 30 anni di esperienza nella pratica clinica e nell’insegnamento.

Ha una specializzazione ottenuta presso la Scuola di Medicina Tradizionale dell’Università di Lhasa. La dottoressa Wangmo è la direttrice della Scuola di Medicina Tibetana dell’Istituto Shang Shung. Insegna Medicina Tibetana in tutto il mondo, sviluppando programmi e insegnando agli studenti negli Stati Uniti, in Spagna, in Italia, in Russia e in molti altri paesi. È co-fondatrice dell’American Tibetan Medical Association (ATMA), un’organizzazione professionale di Medicina Tibetana negli Stati Uniti.
ABSTRACT
Paradigmi di interdipendenza nella medicina tradizionale tibetana. In questa conferenza darò alcune informazioni sulla natura dell’interdipendenza, dalla prospettiva della medicina tradizionale tibetana. Qual è la relazione tra il corpo, la mente e la nostra salute? La medicina tibetana fornisce teoria e metodi pratici per esplorare la connessione fra corpo mente, per armonizzare le nostre energie elementari e migliorare la nostra salute nella vita quotidiana.
Antonio Raffone

AntoniNo Raffone

Antonino Raffone ha conseguito un Master in “Psicologia” e un Dottorato in “Psicologia e Scienza Cognitiva” all’Università di Roma “Sapienza”.

Attualmente è professore associato presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Roma “Sapienza” e Visiting Professor e Advisory Faculty presso la Nalanda University (in India). È anche Direttore del Centro Interuniversitario ECONA alla Sapienza e Presidente di “Consciousness, Mindfulness, Compassion – CMC – International Association”, e Chief Editor della Sezione di Specialità “Consciousness Research” di “Frontiers in Psychology”. La sua ricerca, riconosciuta a livello internazionale, è interdisciplinare, con particolare attenzione alle neuroscienze cognitive della coscienza e della meditazione. Infine, è un devoto praticante Soto Zen.

ABSTRACT

INTERDIPENDENZA DELLE INTERAZIONI TRA MENTE, CERVELLO E CORPO. Gli studi sulla coscienza e i recenti sviluppi nelle neuroscienze delle reti cerebrali e degli stati cerebrali integrati suggeriscono congiuntamente l’interdipendenza nelle interazioni mente-cervello-corpo. In particolare, gli stati mentali e corporei sono altamente interdipendenti e, con un particolare coinvolgimento di alcune reti cerebrali centrali, influenzano la coscienza. A sua volta, la coscienza influenza gli stati mentali e corporei, oltre a selezionare le azioni che influenzano l’ambiente e le altre persone, che a loro volta influenzano la percezione, e quindi gli stati corporei e mentali, così come la coscienza. Discuterò quindi come le nozioni fondamentali della psicologia buddhista, come i “cinque aggregati”, il “sorgere co-dipendente” e la “vacuità” possano essere collegate a tali sviluppi, per suggerire nuovi progressi nelle neuroscienze cognitive e affettive, così come per aumentare la nostra comprensione scientifica di coscienza, emozione e sé. Infine, affronterò come le pratiche di meditazione possono trasformare i modelli mente-cervello-corpo in modo sano.

Tenzin Wangyal Rinpoche

Tenzin Wangyal Rinpoche

Geshe Tenzin Wangyal Rinpoche, fondatore e direttore spirituale di Ligmincha International, è uno dei pochi maestri della tradizione Bön Dzogchen in Occidente.

Esperto studioso delle tradizioni testuali buddhiste Bön di filosofia, esegesi e dibattito, Tenzin Rinpoche ha completato un rigoroso corso di 11 anni di studi tradizionali presso il Centro Monastico Bönpo (Monastero di Menri) in India, dove ha ricevuto il grado di Geshe. Nel 1992 Tenzin Rinpoche ha fondato Ligmincha International per preservare e introdurre in Occidente gli insegnamenti religiosi e le arti dell’antica tradizione buddhista tibetana Bön.

Buon comunicatore in inglese, Rinpoche è noto per il suo stile di insegnamento chiaro, vivace e penetrante e per la sua capacità di rendere le pratiche tibetane facilmente accessibili allo studente occidentale. È un insegnante molto rispettato e amato dagli studenti in tutti gli Stati Uniti, Messico, Europa e Asia. Oltre agli affiliati di Ligmincha International negli Stati Uniti, Rinpoche ha fondato centri in America centrale e meridionale, in Europa e in India.

Rinpoche è autore di 10 libri: Wonders of the Natural Mind; The Tibetan Yogas of Dream and Sleep; Healing with Form, Energy, and Light: The Five Elements in Tibetan Shamanism, Tantra, and Dzogchen; Unbounded Wholeness; Tibetan Sound Healing; Tibetan Yogas of Body, Speech and Mind; Awakening the Sacred Body; Awakening the Luminous Mind; The True Source of Healing, and Spontaneous Creativity: Meditations For Manifesting Your Positive Qualities.

ABSTRACT

Connettersi con l’universo vivente: Teoria e pratiche dell’antica tradizione Bon del Tibet. Secondo le antiche tradizioni spirituali tibetane, il nostro pianeta è vivo e sacro. I cinque elementi naturali – terra, acqua, fuoco, aria e spazio – possono essere considerati aspetti fondamentali di un universo vivente. Tutte le nostre esperienze, dalle sensazioni del corpo, alle emozioni, ai pensieri più fugaci, si dice siano composti interamente da questi cinque elementi in interazione. Attraverso pratiche antiche, possiamo connetterci con gli elementi per aiutarci a interiorizzare le loro qualità vitali essenziali, e per nutrire e ripristinare la salute e la vitalità.

Jampel Dell'Angelo

Jampel Dell’Angelo

Jampel Dell’Angelo è professore associato di Governance e Politiche dell’Acqua al Dipartimento di Analisi delle Politiche Ambientali presso l’Istituto di Studi Ambientali (IVM), Vrije Universiteit Amsterdam, Paesi Bassi.
È sociologo ambientale interessato all’economia politica delle risorse naturali, in particolare dell’acqua. Dell’Angelo è il principale ricercatore e coordinatore all’interno del progetto Horizon 2020 Marie Skłodowska-Curie Innovative Training Network (ITN) NEWAVE “Next Water Governance”. Il consorzio NEWAVE comprende 10 organizzazioni e 19 partner provenienti dal mondo accademico, dal settore pubblico e privato e organizza la ricerca e la formazione di 15 Early Stage Researchers (ESRs) iscritti a diversi programmi di dottorato. La sua ricerca riguarda le dimensioni multilivello della cooperazione e del conflitto sulle risorse d’acqua dolce. Il focus della sua ricerca spazia dalle dinamiche socio-ambientali di adattamento al cambiamento climatico negli schemi di irrigazione delle comunità del Kenya rurale ai modelli globali di appropriazione virtuale dell’acqua associati agli investimenti terrieri transnazionali.
ABSTRACT

Interdipendenze socio-ecologiche. L’impatto lontano delle nostre azioni. Quanta acqua si consuma per far crescere un avocado? Quando l’avocado viene prodotto in Kenya, ma mangiato nei Paesi Bassi dopo essere stato avvolto nella plastica e trasportato con un cargo aereo, quali sono le sue implicazioni ambientali? Questo è solo uno dei tanti possibili esempi di come le nostre azioni quotidiane abbiano impatti molto remoti e spesso inaspettati. Molti impatti socio-ecologici a lunga distanza sono di vasta portata e paradossali. Queste dinamiche che in inglese vengono definite “tele-coupled” non sono solo il risultato di azioni individuali, ma riflettono le decisioni politiche. Il miglior esempio del peggior effetto perverso a lunga distanza è quello determinato dalle politiche Europee sui biocarburanti. Innescato dalla logica della decarbonizzazione e la lotta contro il cambiamento climatico, la UE ha avviato un massiccio programma di incentivi ai biocarburanti. Questa politica ha stimolato una produzione agricola speculativa su larga scala in molti paesi tropicali, che ha gravemente accelerato i processi di deforestazione! Dobbiamo comprendere queste dinamiche da un punto di vista scientifico ed essere sicuri che si riflettano nelle decisioni politiche. È fondamentale che l’opinione pubblica sia informata di quali siano queste implicazioni. Il mondo in cui viviamo si basa sull’interdipendenza. Sarebbe fondamentale acquisirne reale consapevolezza e avere maggior comprensione degli effetti delle nostre azioni sulle persone e sull’ambiente, sia quello in cui viviamo, sia quello dei paesi più lontani da noi. Poiché le nostre azioni hanno effetti di lunga durata, queste interdipendenze hanno impatti sulle generazioni presenti e su quelle future.

Lobsang Tenzin Negi

Lobsang Tenzin Negi

Dottore di ricerca, direttore esecutivo del “Centro per la scienza contemplativa e l’etica basata sulla compassione” della Emory University, è un ex monaco buddhista tibetano e professore di Pedagogia presso il Dipartimento di Religione della Emory University.

Il professor Negi è un pioniere nello sviluppo di programmi di formazione sulla compassione e per oltre due decenni ha contribuito al fiorente campo della scienza della compassione attraverso le sue iniziative di ricerca, collaborando con ricercatori in vari campi per comprendere il ruolo della compassione nello sviluppo umano e i suoi effetti sul corpo e sulla mente. Nel 2004, il professor Negi ha sviluppato il CBCT® (Cognitively-Based Compassion Training, Formazione sulla Compassione Cognitiva), un programma contemplativo secolarizzato per adulti, basato su antiche pratiche di addestramento mentale del Buddhismo tibetano. Dal 2015 ha guidato la creazione del programma SEE Learning™ (Social, Emotional and Ethical Learning, Apprendimento Sociale, Emotivo ed Etico) per fornire un’istruzione basata sulla compassione a studenti dai 5 ai 22 anni a livello internazionale.

ABSTRACT

Saggezza antica, mondo moderno. Etica per il nuovo millennio. Questa presentazione si concentrerà sulla visione di Sua Santità il Dalai Lama di infondere i principi di compassione e saggezza nell’istruzione a tutti i livelli e su come il “Centro per la Scienza Contemplativa e l’Etica basata sulla Compassione” della Emory University ha costruito il suo programma SEE Learning (Social, Emotional and Ethical Learning, Apprendimento Sociale, Emotivo ed Etico) basandosi su quanto Sua Santità ha articolato in libri come “Etica per il nuovo millennio” e “La felicità al di là della religione”.

In questi scritti, Sua Santità ha sottolineato come l’educazione moderna, fortemente incentrata sul progresso materiale, abbia trascurato l’educazione del cuore, cioè la promozione dei valori umani fondamentali (uno dei suoi principali impegni). Attingendo alla sua comprensione dell’antica tradizione Nalanda e a decenni di scambi con scienziati, educatori e responsabili politici, Sua Santità sostiene in modo convincente come questa negligenza abbia avuto un effetto negativo sul processo decisionale nel mondo in generale e come la promozione dei valori umani fondamentali sia necessaria per assicurare la sopravvivenza dell’umanità.

Il programma SEE Learning della Emory ha tradotto il punto di vista di Sua Santità in un programma didattico con relativi curricula da utilizzare dalla scuola materna fino alla formazione di livello universitario. Culmine di una collaborazione lunga due decenni, il programma, attraverso un approccio non settario e basato sulla scienza, intende portare la crescita emotiva ed etica dello studente nel suo percorso educativo, e include una prospettiva informata sulla resilienza e il trauma. Incorporando componenti chiave come la formazione sull’attenzione, la compassione, il discernimento etico e il pensiero sistemico, il programma dimostra come i principi dell’interdipendenza siano alla base della coltivazione di tali valori.

Cesare Moreno

Cesare Moreno

Maestro elementare e presidente dell’associazione Maestri di Strada Onlus. È stato tra i fondatori del progetto Chance per il recupero dei dispersi della scuola media e suo coordinatore (1998- 2009).

Nel 2001 è stato tra i fondatori dell’associazione Maestri di Strada Onlus, promuovendo e realizzando progetti educativi per la prevenzione della dispersione scolastica nella periferia orientale di Napoli. Formatore senior. Curatore del libro edito da Sellerio “Insegnare al Principe di Danimarca” di Carla Melazzini diventato negli anni un testo di riferimento per docenti ed educatori in tutta Italia.

ABSTRACT

Autonomia, dipendenze, interdipendenza
nelle periferie dell’animo, delle città, del mondo.
Da tempo “Maestri di strada” afferma che tra le periferie dell’animo, le periferie della città e le periferie del mondo c’è una segreta ed intima corrispondenza: sono il deposito in cui è confinato ciò che l’individuo non vuole vedere di sé, ciò che intere società vogliono nascondere a se stesse perché non vogliono sapere quali nefandezze una organizzazione sociale produce all’altro estremo di un “progresso” basato sul possesso e sul dominio.
In questo contesto l’autonomia è nient’altro che falsa coscienza che vuole illudere l’individuo che sia possibile vivere facendo a meno degli altri e a meno di tutto ciò che non appartiene al mercato. Il mito dell’autonomia che si accompagna a quello della competizione sfrenata è all’origine di una disintegrazione del sé, tra la parte razionale e competitiva e la parte emozionale e fragile, che è all’origine di ogni dipendenza e prima fra tutte la dipendenza passiva dall’ambiente sociale che viene vissuto come autore di un destino ineluttabile.
Maestri di Strada sta costruendo un nuovo paradigma educativo partendo da una delle periferie più degradate d’Europa, in quartieri che imprimono un marchio d’infamia ai propri abitanti, costruendo un ambiente di apprendimento che aiuti i giovani a uscire fuori da copioni già scritti. Per fare questo è necessario immergersi profondamente nella realtà psichica delle giovani persone, lasciarsi contaminare dal dolore e dal disagio che vivono in questi luoghi, riuscire a operare in maniera consapevole per educarsi insieme, uscire insieme dalle situazioni difficili.
Diciamo da tempo che la fase più difficile del nostro approccio è quella iniziale, dell’ascolto e dell’osservazione, e che è necessario un atteggiamento mistico-contemplativo, uno svuotamento di sé che dà spazio ed aria all’altro, che consente di stabilire un flusso empatico tra chi apprende e chi cura l’apprendimento. È in questo momento che si sperimenta l’interdipendenza dell’educatore e della giovane persona; è nel momento in cui entriamo in contatto con la nostra fragilità che si scopre l’empatia e la solidarietà.
Il metodo dei maestri di strada consiste quindi nell’esperire continuamente una discesa nelle profondità caotiche dell’animo umano e dei luoghi periferici e un riemergerne con la forza di una comunità in cui l’interdipendenza di ogni membro insegna a tutti una nuova forma di autonomia che è l’autonomia delle relazioni molteplici, il considerare se stessi come terminale di una molteplicità stratificata di relazioni e al tempo stesso il punto di irradiazione di nuove relazioni. E tutto questo si estende all’esistente, a conoscere il mondo non apprendendo, ma contemplandolo, meravigliandosene, facendolo entrare dentro di sé piuttosto che dissezionarlo e penetrarlo. 

Sonam Nyenda

Sonam Nyenda

Sonam Nyenda è professore associato presso il College of Language and Culture Studies (CLCS) della Royal University of Bhutan (RUB). Ha un Master in Studi Religiosi presso l’Università del Colorado Boulder e una laurea in Lingua e Cultura presso l’Institute of Language and Culture Studies.

Il suo principale interesse nel campo riguarda l’intersezione tra rito, arte e testo nel buddhismo tantrico. Il suo interesse si estende anche nel vedere come questa conoscenza tradizionale abbia contribuito alla cultura e ai valori bhutanesi e come giochi un ruolo sempre maggiore nel contribuire a rimodellare la cultura bhutanese oggi.

Nel 2017 Nyenda ha fondato il Bhutan and Himalayan Research Center (BHRC) presso la CLCS, di cui è anche coordinatore. Oltre al suo lavoro di insegnante a tempo pieno, quindi, attraverso questo centro organizza lezioni, conferenze, laboratori di ricerca e progetti. Di recente ha lanciato il numero inaugurale dell’International Journal of Bhutan and Himalayan Research (IJBHR). È anche uno dei fondatori della Bhutan Nyo Foundation.

ABSTRACT
I principi della felicità umana: Dare ascolto alla saggezza himalayana per un futuro migliore. Il mondo e ogni cosa in esso contenuta si evolvono fin dall’alba dei tempi. L’evoluzione è stata caratterizzata dallo sviluppo della società umana, che ha prosperato basandosi su norme e valori socio-culturali in armonia con il nutrimento ecologico. Tuttavia, l’evoluzione è arrivata alle soglie di un mondo avanzato nella tecnologia, nell’economia e nella politica che spesso spinge l’umanità al limite. Ed è proprio questo mondo, che soffre spiritualmente e moralmente, che potrebbe trovare un conforto terapeutico nei saggi principi himalayani di collettività e armonia. Il contributo che la saggezza himalayana ha dato al mondo dall’inizio fino ad oggi si basa proprio sull’idea del vivere in armonia. Secondo questa antica sapienza, la principale fonte di felicità, l’obiettivo comune dell’umanità, è l’armonia sociale. Al contrario, il mondo è oggi minacciato dal decadimento del senso collettivo, da un’avidità di potere e ricchezza che ha generato individualismo in termini di persona, società e nazione. Il mondo, quindi, ha oggi bisogno di quella sapienza che possa portare equilibrio nell’ecologia umana, concentrandosi sull’armonizzazione del pianeta nello spirito e nell’azione. E sembra che questa saggezza sia proprio nella sapere e nei valori himalayani. In Bhutan, nel 12° piano quinquennale, il governo in carica prevede di colmare il divario tra ricchi e poveri in modo da creare equilibrio sociale nel paese come strategia centrale per migliorare l’armonia della società. Definendo “l’armonia sociale” come “…una società in cui ogni individuo vive in armonia con se stesso, la comunità, la natura e le tradizioni” (1), il Bhutan si concentra sull’invocazione della bontà umana per favorire tale società armoniosa. Si tratta di uno spirito e di virtù che le comunità himalayane hanno da sempre condiviso e da cui il mondo potrebbe trarre beneficio. (1) Twelfth Five Year Plan 2018-2023. Vol. 1. Thimphu, Bhutan: Gross National Happiness Commission, 2019.
Daniel Spitzer

Daniel Spitzer

Daniel Spitzer, insieme a sua moglie Teresa Law, è il fondatore di Mountain Hazelnuts (MH), un’impresa a scopo di lucro a forte impatto sociale in Bhutan e il primo investimento diretto estero al 100% del paese.

Grazie all’attività di Mountain Hazelnuts, Spitzer e sua moglie hanno permesso la piantumazione di 10 milioni di noccioli sui pendii degradati delle montagne del Bhutan, raddoppiando il reddito di decine di migliaia di famiglie e fornendo un reddito sostenibile per le comunità più vulnerabili del paese, preservando al contempo le tradizioni culturali, riabilitando ecosistemi fragili e riducendo le emissioni di CO2. MH è cresciuta fino a diventare il più grande datore di lavoro del settore privato in Bhutan, con le donne che rappresentano quasi la metà della forza lavoro della Società.
Dopo i primi anni in cui Daniel e Teresa hanno finanziato personalmente l’impresa, la Società è stata in grado di attirare diversi investitori internazionali, tra cui l’IFC (la società finanziaria internazionale della Banca Mondiale) e la Banca Asiatica per lo Sviluppo, nonché finanziamenti a lungo termine del debito dal Land Degradation Neutrality Fund (legato alle Nazioni Unite), oltre ad altri investimenti internazionali da parte di imprese orientate allo sviluppo sociale.
Prima di Mountain Hazelnuts, Daniel ha fondato Plantation Timber Products Group (PTP) nel 1993, che ha trasformato nella più grande società forestale sostenibile della Cina. Coinvolgendo 700.000 piccoli agricoltori, PTP ha investito 200 milioni di dollari in impianti di produzione e oltre 1.000 negozi al dettaglio in Asia, trasformando così l’industria cinese dei prodotti in legno e promuovendo numerose iniziative ecologiche. Daniel ha venduto la PTP all’International Paper Group nel 2004, fornendo interessanti ritorni ai suoi azionisti.

L’esperienza di Daniel in Asia risale all’età di 20 anni, quando si è trasferito in Thailandia per approfondire la sua pratica di meditazione come monaco della foresta. Si è recato a Darjeeling nel 1976, dove un incontro fortuito con un esperto meditatore tibetano ha cambiato la traiettoria della sua vita. Daniel ha trascorso gli anni successivi nell’Himalaya studiando e praticando con importanti maestri. Incoraggiato dal suo maestro principale a sviluppare abilità a beneficio degli altri, Daniel ha iniziato una carriera incentrata sull’impatto sociale. Ha trascorso la maggior parte degli ultimi 35 anni vivendo e lavorando in Asia.

ABSTRACT

UNA PROSPETTIVA BUDDHISTA DEL MANAGEMENT. Quando è ispirato dalla compassione e dalla luminosa consapevolezza, seguendo i principi delle sei Prajnaparamita, il management diventa un processo finalizzato alla ricerca del sapere e alla trasmissione di questi principi all’interno di un’impresa commerciale.
· Una guida fornisce la visione.
· La pratica sviluppa le capacità e la stabilità.
· L’esperienza fornisce la possibilità che la saggezza si sviluppi.
Durante il mio intervento vi fornirò alcuni esempi pratici.

Iniziativa realizzata nell'ambito di
Un progetto di
In partnership con
co-finanziato da
ASIA – Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia – è una Organizzazione Non Governativa (ONG) fondata nel 1988 dal Prof. Chögyal Namkhai Norbu.

Operiamo per la conservazione dell’identità e del patrimonio storico e culturale dei popoli del continente asiatico, con particolare attenzione al Tibet e all’area himalayana. Promuoviamo processi di sviluppo sostenibile che pongono al centro le comunità locali con le proprie risorse umane, culturali e ambientali.

Siamo presenti nelle regioni tibetane della Cina occidentale, in India, Nepal, Bhutan, Myanmar, Mongolia e in Italia, dove lavoriamo nel segno dell’Intercultura e per promuovere una cittadinanza attiva e sempre più consapevole.